
#SPECIALI STORIE DI LAVORO E DI PERSONE, ANDREA FANTI
“Adesso voglio dedicarmi ai miei interessi, alla montagna, alla mia bicicletta, con cui ho pedalato e valicato i passi delle Dolomiti”.
All’età di 59 anni da un mese è andato in pensione, dopo un’esperienza di lavoro trascorsa in quattro aziende.
Quella di Andrea Fanti, bolognese, è una vita come tante. Comincia prestissimo a lavorare. “Ho iniziato troppo presto ad andare in officina, ma non avevo troppa voglia di studiare”.
Dopo le prime esperienze da apprendista comuni a tanti ragazzi, Andrea a 17 anni entra in una grande azienda di produzione e vendita di macchine lavasecco e ad acqua e inizia la sua carriera: da assemblatore a carpentiere, al terzo livello; poi al montaggio e in seguito frigorista, conquistando il quinto livello, il massimo della carriera operaia.
Lavorare nella stessa azienda per 27 anni marchia la vita. L’azienda è grande e famosa ma smentisce il proverbio: too big too fail, troppo grande per fallire. Infatti, dopo una vita passata lì dentro, la società fallisce e Andrea vede crollare la sua identità e resta senza un posto di lavoro.
Trovare un lavoro a 50 anni gli sembra impossibile e come tanti over 50 si vede solo, senza più futuro. Andrea conosce la cassa integrazione e la mobilità, ma perde le sue certezze di operaio con in mano un mestiere.
Dopo un anno tremendo, rinasce la voglia di reagire e rivede un po’ di speranza. Batte le filiali e porta a mano decine di curriculum in giro nel Bolognese, negli uffici delle agenzie di somministrazione del lavoro. Lo fa con scetticismo, senza troppa convinzione, lui, che non aveva mai avuto problemi nel lavoro, che aveva sempre vissuto con il tempo indeterminato, con il posto fisso, fino all’età di 50 anni.
Ma la sua fortuna viene proprio da quelle agenzie del lavoro ex-interinale su cui aleggiava tanta diffidenza. L’incontro con Alessandra Santin di Ali Spa (“La mia mentore”, la definisce Andrea) gli cambia la vita.
La sua cultura del posto fisso viene messa in discussione, ma da qui inizia la sua nuova carriera. Viene subito inserito in un’azienda produttrice di barattoli per tutti gli usi, dalle vernici agli alimenti. Ci resta due anni, lui, diventato lavoratore in somministrazione; ma per la seconda volta cade di nuovo nell’abisso, per un calo di produzione.
“Ero distrutto, a una certa età, ti sembra di non valere più niente e devi combattere la solitudine”, ricorda Andrea.
A rimetterlo in gioco sempre la filiale di Ali Spa e sempre Alessandra, la sua mentore.
Prima che scada il contratto, Andrea viene inserito in una società che fa macchine automatiche per inscatolamento e confezionamento, chiamato per un picco produttivo. Poi viene assunto alla Calor Press di Zola Predosa, dove si stampa l’ottone e si fa lavorazione a caldo di metalli non ferrosi.
Nel 2015 arriva il Jobs Act che introduce le tutele crescenti e regola la somministrazione a tempo indeterminato. Andrea comincia a fare i conti della pensione, che arriva il 31 ottobre 2018. Così, a 59 anni, avendo cominciato a lavorare molto presto, Andrea può usufruire della pensione anticipata per aver superato alla grande i 43 anni di lavoro, grazie alla permanenza di 27 anni trascorsi nella prima azienda e alla somministrazione nelle aziende successive, con tanto di contributi.
Andrea non ha nulla da recriminare, osserva solo che se dovesse rinascere studierebbe di più. Lui, over 50, che ha ritrovato la vita e il lavoro a cinquant’anni, ora pensa alla bicicletta, alle sue canne da pesca, alle Dolomiti. E ricorda quel giorno in cui entrò, un po’ perplesso, con il curriculum in mano negli uffici di un’agenzia di lavoro ex-interinale.