Settimana corta al lavoro: l’Italia è davvero pronta?

Settimana corta al lavoro: l’Italia è davvero pronta?

In un contesto globale sempre più dinamico e in continuo cambiamento, la questione della settimana lavorativa di 4 giorni sta trovando risonanza anche in Italia. Grazie all’evoluzione tecnologica (si pensi ai tanti strumenti che aumentano la produttività dei lavoratori e delle aziende rispetto al passato) e ai nuovi modelli di organizzazione del lavoro, sempre più aziende e lavoratori stanno considerando l’ipotesi di ridurre i giorni lavorativi per garantire un equilibrio migliore tra lavoro e vita privata. Ecco perché il dibattito su questo tema sta diventando sempre più vivace.

In questo contesto, però, diventa obbligatoria una domanda: l’Italia sarebbe davvero pronta alla settimana corta sul lavoro?

La storia dell’orario lavorativo in Italia

Il percorso dell’Italia verso l’attuale settimana lavorativa di 40 ore non è stato breve né scontato. Durante l’inizio del Novecento, ad esempio, la giornata lavorativa era molto più lunga rispetto ad oggi. Con l’espansione industriale, poi, emerse la necessità di stabilire dei limiti per proteggere i diritti dei lavoratori.

Nel 1923, con il Regio Decreto-legge. n. 692 (convertito poi nella Legge 17 aprile 1925, n. 473) l’orario lavorativo venne limitato a 8 ore al giorno per un massimo di 48 ore settimanali. Queste leggi hanno rappresentato un passo importante, ma il vero cambiamento a livello legislativo si verificò solo alla fine degli anni Novanta: con il cosiddetto “pacchetto Treu” (Legge 24 giugno 1997, n. 196) la durata della settimana lavorativa venne fissata a 40 ore settimanali (8 ore al giorno).

A livello europeo, poi, direttive come la n. 93/104/CE e la 2000/34/CE hanno disciplinato aspetti come la durata massima del lavoro settimanale, le ferie annuali, le pause giornaliere e i giorni di riposo settimanale.

I cambiamenti introdotti nell’orario lavorativo nel corso del Novecento non furono soltanto il risultato di pressioni sindacali, ma anche della consapevolezza che un lavoratore soddisfatto e ben riposato è più produttivo e meno soggetto a infortuni sul lavoro.

Settimana corta a lavoro, come funziona

Osservando la scena internazionale, notiamo che diversi Paesi e aziende stanno sperimentando la cosiddetta “settimana lavorativa corta”. Tra questi troviamo ad esempio la Spagna, l’Inghilterra e il Belgio.

In generale, possiamo dire che ci sono tre tipologie principali di settimana corta sul lavoro:

  • 4 giorni di lavoro a settimana a parità di salario, con riduzione del monte ore totale: in questo modello, i lavoratori svolgono meno ore totali, ma ricevono lo stesso stipendio. Questo richiede una maggiore efficienza e organizzazione da parte delle aziende e dei dipendenti.
  • 4 giorni di lavoro a settimana a parità di stipendio con ridistribuzione del monte ore: in questo caso i lavoratori svolgono lo stesso numero (o quasi) di ore settimanali, ma distribuite in 4 giorni invece di 5. Ciò può comportare giornate lavorative da 9 o 10 ore.
  • 4,5 giorni di lavoro a settimana, a parità di stipendio: in questa variante, si ha una mezza giornata libera in più a settimana, mantenendo lo stesso stipendio.

Per garantire che la settimana lavorativa corta porti reali benefici, però, è fondamentale che essa non comporti una riduzione dello stipendio né un surplus di ore nei 4 giorni lavorativi. L’obiettivo principale, infatti, è migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata dei dipendenti. Se ciò non avviene, si rischia di spostare semplicemente lo stress da 5 giorni a 4, annullando i potenziali effetti benefici.

Settimana lavorativa di 4 giorni: l’Italia è pronta?

Potenzialmente l’Italia, con la sua storia di evoluzione dell’orario lavorativo, potrebbe essere in una posizione ideale per considerare seriamente la settimana lavorativa corta. Se gestita correttamente, questa potrebbe portare a una maggiore produttività, una migliore salute mentale dei lavoratori e, in ultima analisi, a un’economia più resiliente e sostenibile. L’importante è che le aziende, i sindacati e i lavoratori collaborino per trovare il giusto equilibrio tra le esigenze lavorative e quelle della vita privata.

L’introduzione della settimana corta al lavoro, tuttavia, non è certamente un processo semplice né immediato. Come vedremo nell’infografica che segue, infatti, rimangono ancora alcuni fattori che possono rendere difficile l’adozione di una settimana di 4 giorni lavorativi, soprattutto considerato che ancora 2 milioni di lavoratori affermano di lavorare 49 o più ore a settimana (soprattutto gli autonomi). Nonostante questo, però, come vedremo ci sono già alcune realtà private che stanno sperimentando con successo la settimana corta in diverse modalità. Una di queste è Ali, azienda parte di Magister Group specializzata in Somministrazione, Ricerca & Selezione, Apprendistato, Staff Leasing e Politiche Attive del lavoro, che nel 2023 ha introdotto la prima “vera” settimana corta: 32 ore settimanali su 4 giorni, a parità di stipendio e condizioni contrattuali. Nell’infografica, vedremo anche quali sono le condizioni che hanno permesso ad Ali e alle altre controllate di Magister Group di iniziare la sperimentazione.

Infografica: settimana corta sul lavoro in Italia

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